California: Sequoia National Park
Los Angeles: sveglia ore 6:00, alle 6:30 siamo fuori dall’albergo e cerchiamo un posto per fare colazione. Ci imbattiamo in un mini general store della catena 7eleven, un negozio stile Clerks in cui si vende di tutto, inclusa la colazione. Prendiamo il nostro caffè all’americana con relativa ciambella al cioccolato per la modica spesa di 4 dollari e qualche cent. Notiamo come in questo posto si incrocino personaggi di ceti etnici e sociali profondamente diversi, accomunati solo dalla necessità di acquistare qualcosa prima del lavoro.
Risaliamo in macchina e ci immettiamo nella freeway, direzione nord-est. Durante il viaggio abbiamo modo di apprezzare, per la prima volta, i “grandi spazi” americani, con strade infinitamente lunghe e limiti di velocità soporiferi. Devo dire che fuori dalle tangenziali il comportamento alla guida degli americani è esemplare, visti anche i controlli radar e aerei praticati dalle forze dell’ordine. Verso le 11:30 arriviamo al nostro motel, ma è troppo presto per fare il check-in quindi ci dirigiamo direttamente verso il parco.
Il Sequoia National Park è un parco di montagna con le parti migliori che si trovano sopra i 2000m. Complice una giornata nuvolosa, la temperatura non si può dire sia mite e rimpiangiamo un consono abbigliamento da montagna.
Ci avviamo all’ingresso del parco, che dista 15 minuti dall’hotel. Arrivati acquistiamo per 80$ il pass annuale per tutti i parchi Usa (eccetto quelli nelle riserve dei nativi) e veniamo forniti di mappa del parco e giornalino descrittivo. Da qui inizia la salita di circa 30 minuti in cui il parco si presenta con un normalissimo paesaggio di montagna, fino a quando, fatta l’ennesima curva, appare l’indicazione Giant Forest: subito dopo si staglia sulla destra una magnifica e imponente sequoia, che cattura la vista per la maestosità e il rosso acceso della corteccia. Proseguiamo di qualche chilometro e le sequoie si fanno più numerose e grandi, finche non siamo costretti a scendere dalla macchina per scattare delle foto. Arrivati al visitor center (onnipresente nei parchi) parcheggiamo e appena scesi un cartello cattura la nostra attenzione: “Do not feed the bears” !! Ovvero gli orsi tendono ad adagiarsi sugli allori se nutriti dai visitatori!
Vabbè…scattiamo qualche foto di fronte ad una gigantesca e bellissima sequoia quindi andiamo al visitor center ad acquistare qualche cartolina e ricordo.
Risaliamo in macchina per raggiungere l’attrazione del parco: parcheggiata l’auto, un breve sentiero asfaltato ci porta dinanzi al più grande organismo vivente della terra: General Sherman Tree!
La sequoia dinanzi a noi fa impallidire le altre presentando una vista mozzafiato che uno sguardo non riesce a comprendere per intero. Con un diametro di 12 metri e un peso di 1385 tonnellate il Generale Sherman è inimmaginabile per imponenza e bellezza e rimaniamo parecchi minuti ad osservarlo, prima di deciderci a scattare un bel po’ di fotografie. A questo punto, mai sazi, decidiamo di compiere il Congress Trail, un sentiero asfaltato che si aggira nei dintorni del Generale Shermann e permette di ammirare numerose sequoie, comprese alcune abbattute da eventi naturali o vecchiaia che, in orizzontale, sono ancora più impressionanti. Nel frattempo, abbiamo realizzato che i sentieri asfaltati non sono un vezzo, ma bensì un mezzo per far godere anche ai portatori di handicap di posti cosi spettacolari. Questa attenzione alle persone diversamente abili la riscontreremo ovunque nelle nostre successive tappe, con numerosi posti riservati e mai occupati e attenzioni ampiamente mancanti in Italia.
Il congress trail si rivela una piacevole passeggiata, dove abbiamo la fortuna di essere avvicinati da uno scoiattolo in cerca di cibo, ed in conclusione porta ad ammirare il Generale Sherman da un anfiteatro con altre due sequoie che fanno da gendarmi e un raggio di sole a pennellare sfumature di rosso sempre più accese.
Purtroppo la nostra scelta di dedicare un giorno al parco non ci permette di percorrere sentieri più lunghi e ricchi, quindi torniamo all’auto per percorrere le 40 miglia che ci separano dall’altro gigante del Sequoia NP che è General Grant Tree, ovvero la terza sequoia vivente più grande del mondo.
La giornata è fredda e più saliamo in quota più la temperatura si abbassa, tant’è che troviamo anche dei blocchi di neve ghiacciata. Il sole che si affaccia più spesso dalle nuvole mitiga moltissimo la temperatura e arrivati al parcheggio nei pressi di Grant Forest si sta un po’ meglio.
Ci incamminiamo verso General Grant e anche qui lo stupore è grande e ci chiediamo se Tolkien abbia pensato a questi giganti quando descriveva le foreste incantate!
Questa parte del parco è ancora più rigogliosa e ricca di sequoie imponenti e, complici i raggi di sole che filtrano più spesso, acquisisce un’aura incantata che conduce la fantasia a storie di elfi, orchi e avventurieri . Indugiamo a lungo tra i sentieri del bosco, ma comincia a farsi tardi e quindi decidiamo di andare al visitor center della Grant Forest. Qui entriamo in ufficio postale in cerca di francobolli: l’ufficio è già chiuso, ma con nostra sorpresa troviamo appese al muro le foto dei ricercati dall’FBI con tanto di taglia e scritta wanted!!!
Risaliamo in macchina, ci incamminiamo verso l’alloggio, ma complice il sole ormai presente ci fermiamo spesso per ammirare, da vari punti panoramici, la vallata sottostante. Ci vuole quasi un’ora e mezza ad arrivare al motel e nel frattempo, un poco, rimpiangiamo di non poter dedicare più tempo a questo bellissimo parco , tempo che permetterebbe forse di imbattersi nella fauna locale che annovera tra gli altri anche i Grizzly.
Il fuso orario ancora si fa sentire, quindi fatta una doccia decidiamo di mangiare messicano nei pressi del nostro alloggio. Il locale è molto tipico, gestito da anglo-messicani, con le pareti dipinte con tipiche scene di vita centro americana e tra gli avventori numerosi latini. I piatti che ordiniamo non sono niente male e pagato il conto, torniamo in stanza e sveniamo sul letto.
Domattina la sveglia sarà alle 5:00 in quanto dobbiamo percorrere i 580km che ci separano dalla Death Valley e visitarla.
Risaliamo in macchina e ci immettiamo nella freeway, direzione nord-est. Durante il viaggio abbiamo modo di apprezzare, per la prima volta, i “grandi spazi” americani, con strade infinitamente lunghe e limiti di velocità soporiferi. Devo dire che fuori dalle tangenziali il comportamento alla guida degli americani è esemplare, visti anche i controlli radar e aerei praticati dalle forze dell’ordine. Verso le 11:30 arriviamo al nostro motel, ma è troppo presto per fare il check-in quindi ci dirigiamo direttamente verso il parco.
Il Sequoia National Park è un parco di montagna con le parti migliori che si trovano sopra i 2000m. Complice una giornata nuvolosa, la temperatura non si può dire sia mite e rimpiangiamo un consono abbigliamento da montagna.
Ci avviamo all’ingresso del parco, che dista 15 minuti dall’hotel. Arrivati acquistiamo per 80$ il pass annuale per tutti i parchi Usa (eccetto quelli nelle riserve dei nativi) e veniamo forniti di mappa del parco e giornalino descrittivo. Da qui inizia la salita di circa 30 minuti in cui il parco si presenta con un normalissimo paesaggio di montagna, fino a quando, fatta l’ennesima curva, appare l’indicazione Giant Forest: subito dopo si staglia sulla destra una magnifica e imponente sequoia, che cattura la vista per la maestosità e il rosso acceso della corteccia. Proseguiamo di qualche chilometro e le sequoie si fanno più numerose e grandi, finche non siamo costretti a scendere dalla macchina per scattare delle foto. Arrivati al visitor center (onnipresente nei parchi) parcheggiamo e appena scesi un cartello cattura la nostra attenzione: “Do not feed the bears” !! Ovvero gli orsi tendono ad adagiarsi sugli allori se nutriti dai visitatori!
Vabbè…scattiamo qualche foto di fronte ad una gigantesca e bellissima sequoia quindi andiamo al visitor center ad acquistare qualche cartolina e ricordo.

La sequoia dinanzi a noi fa impallidire le altre presentando una vista mozzafiato che uno sguardo non riesce a comprendere per intero. Con un diametro di 12 metri e un peso di 1385 tonnellate il Generale Sherman è inimmaginabile per imponenza e bellezza e rimaniamo parecchi minuti ad osservarlo, prima di deciderci a scattare un bel po’ di fotografie. A questo punto, mai sazi, decidiamo di compiere il Congress Trail, un sentiero asfaltato che si aggira nei dintorni del Generale Shermann e permette di ammirare numerose sequoie, comprese alcune abbattute da eventi naturali o vecchiaia che, in orizzontale, sono ancora più impressionanti. Nel frattempo, abbiamo realizzato che i sentieri asfaltati non sono un vezzo, ma bensì un mezzo per far godere anche ai portatori di handicap di posti cosi spettacolari. Questa attenzione alle persone diversamente abili la riscontreremo ovunque nelle nostre successive tappe, con numerosi posti riservati e mai occupati e attenzioni ampiamente mancanti in Italia.
Il congress trail si rivela una piacevole passeggiata, dove abbiamo la fortuna di essere avvicinati da uno scoiattolo in cerca di cibo, ed in conclusione porta ad ammirare il Generale Sherman da un anfiteatro con altre due sequoie che fanno da gendarmi e un raggio di sole a pennellare sfumature di rosso sempre più accese.
Purtroppo la nostra scelta di dedicare un giorno al parco non ci permette di percorrere sentieri più lunghi e ricchi, quindi torniamo all’auto per percorrere le 40 miglia che ci separano dall’altro gigante del Sequoia NP che è General Grant Tree, ovvero la terza sequoia vivente più grande del mondo.
La giornata è fredda e più saliamo in quota più la temperatura si abbassa, tant’è che troviamo anche dei blocchi di neve ghiacciata. Il sole che si affaccia più spesso dalle nuvole mitiga moltissimo la temperatura e arrivati al parcheggio nei pressi di Grant Forest si sta un po’ meglio.
Ci incamminiamo verso General Grant e anche qui lo stupore è grande e ci chiediamo se Tolkien abbia pensato a questi giganti quando descriveva le foreste incantate!
Questa parte del parco è ancora più rigogliosa e ricca di sequoie imponenti e, complici i raggi di sole che filtrano più spesso, acquisisce un’aura incantata che conduce la fantasia a storie di elfi, orchi e avventurieri . Indugiamo a lungo tra i sentieri del bosco, ma comincia a farsi tardi e quindi decidiamo di andare al visitor center della Grant Forest. Qui entriamo in ufficio postale in cerca di francobolli: l’ufficio è già chiuso, ma con nostra sorpresa troviamo appese al muro le foto dei ricercati dall’FBI con tanto di taglia e scritta wanted!!!
Risaliamo in macchina, ci incamminiamo verso l’alloggio, ma complice il sole ormai presente ci fermiamo spesso per ammirare, da vari punti panoramici, la vallata sottostante. Ci vuole quasi un’ora e mezza ad arrivare al motel e nel frattempo, un poco, rimpiangiamo di non poter dedicare più tempo a questo bellissimo parco , tempo che permetterebbe forse di imbattersi nella fauna locale che annovera tra gli altri anche i Grizzly.
Il fuso orario ancora si fa sentire, quindi fatta una doccia decidiamo di mangiare messicano nei pressi del nostro alloggio. Il locale è molto tipico, gestito da anglo-messicani, con le pareti dipinte con tipiche scene di vita centro americana e tra gli avventori numerosi latini. I piatti che ordiniamo non sono niente male e pagato il conto, torniamo in stanza e sveniamo sul letto.
Domattina la sveglia sarà alle 5:00 in quanto dobbiamo percorrere i 580km che ci separano dalla Death Valley e visitarla.
Commenti
Vogliamo anche qualche foto però